ORGOGLIO ITALIANO

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Combattiamo

per un Italia Unita, Fiera, Democratica, Patriottica, Europea, Giustizionalista, Meritocratica, Moderna e libera dalla Mafia.

giovedì 31 gennaio 2008

Nei Secoli Fedeli

DEDICATO ALL'ARMA DEI CARABINIERI. NEI SECOLI FEDELI!

SI AVVICINA IL 10 FEBBRAIO : GIORNATA DELLA MEMORIA PER LE VITTIME DELLE FOIBE




Ora non sarà più consentito alla Storia di smarrire l’altra metà della Memoria. I nostri deportati, infoibati, fucilati, annegati o lasciati morire di stenti e malattie nei campi di concentramento jugoslavi, non sono più morti di serie B." (Annamaria Muiesan - Testimonianza)


NO AL NEGAZIONISMO CRIMINALE COMUNISTA!

VISISTATE IL SITO : http://www.lefoibe.it/

UN SITO FUORI LEGGE : WWW.PMLI.IT


http://www.pmli.it/

E' incredibile come un sito del genere possa rimanere tranquillamente in circolazione.
E' incredibile come in Italia non si mostri un vero sdegno per movimenti politici del genere.
E' un sito che si rifà all'ala più estrema e radicale del Comunismo.
Un sito che inneggia a simbologie riguardanti Mao, Lenin e Stalin.

Un sito che offende milioni di vittime d'Europa e del Mondo.

INCARICO A MARINI : LA COSA GIUSTA


L'Incarico affidato a Marini è stata la migliore mossa da parte di Napolitano.
Ora la speranza è la creazione di un governo tecnico in grado di avere una solida maggioranza per una decente nuova legge elettorale.

Serve una legge elettorale con un alto sbarramento, in modo da avere meno partiti nell'esecutivo e levarci dalle scatole i piccoli partiti come quello dell'Udeur di Mastella.

Serve una maggioranza più forte, per attuare le necessarie riforme senza dover essere schiava dei mini-partiti che con l'attuale legge "Porcellum" rendeva l'esecutivo debole e ricattato.

mercoledì 30 gennaio 2008

BLOODY SUNDAY 36esimo anniversario

IN MEMORIA DI QUEL GIORNO..PER NON SCORDARE.

NO MORE!!!

PERCHè NON FARE COME SARKOZY?


Economia bipartisan
E nella crisi spuntano gli attalisti d’Italia
Politici ed economisti: «Ora servono riforme-chiave, ma l'agenda sia condivisa»


Dobbiamo fare anche in Italia una commissione Attali? Che sia questo lo scatto che potrebbe dare un po' di fiducia nel futuro a un Paese in declino, con un'economia stagnante e asfittica, preoccupato per la bassa crescita e i bassi salari, e umiliato dallo sfarinamento politico? Perché allora non prendere esempio da un'esperienza di laboratorio avanzato come quella avviata dal presidente francese Sarkozy?


Sarkozy, proprio per rilanciare la crescita, e mettere davvero mano a una ristrutturazione profonda del Paese, ha deciso di radunare in spirito bipartisan i migliori cervelli nazionali e non solo (nella Commissione figurano gli italiani Mario Monti e Franco Bassanini), che hanno prodotto un'agenda in 316 punti per riformare le istituzioni e le coscienze, scardinare i blocchi, i privilegi, le resistenze, e fare ripartire la Francia.
Ecco perché val la pena domandarsi se non sarebbe utile anche per l'Italia un'agenda prodotta da menti d'eccellenza che potrebbe fare quasi da base programmatica — e condivisa dai due schieramenti politici — a un governo di alto profilo istituzionale. Archiviata la prima obiezione d'obbligo («Ma qui da noi non c'è Sarkozy»), la risposta di una mente libera della sinistra come Nicola Rossi, economista e deputato, è positiva, ma a patto «di un amplissimo consenso parlamentare, realmente bipartisan, che implichi la coscienza e la necessità, di entrambe le parti, di dover cedere sovranità a questo governo su temi urgenti e condivisi».

E' con questo spirito di esercizio non accademico ma di reale riflessione e proposta politica che apriamo qui la discussione con alcune personalità del Paese, sui punti decisivi per una possibile agenda Attali in salsa italiana. La si potrebbe chiamare anche Commissione Monti, dice Riccardo Illy, imprenditore alla guida della regione Friuli-Venezia Giulia. E dopo una premessa («la dovrebbe nominare un governo che esca da nuove elezioni con una nuova legge elettorale che garantisca la governabilità») si spinge anche a fare una lista dei nomi che vorrebbe vedere in questa Commissione: Francesco Giavazzi, Giacomo Vaciago, Franco Bassanini, Innocenzo Cipolletta, Pietro Ichino, Tito Boeri, alcune fra le tante persone competenti che abbiamo in Italia ma che, se ci si pensa, non sono mai state riunite insieme a pensare al futuro del Paese.
Illy poi suggerisce anche una priorità, riforma delle aliquote previdenziali e revisione dell'età pensionabile: «Ha fatto bene la commissione Attali a proporre di fatto di spostare l'età limite lavorativa oltre i 65 anni, lasciando libertà di scelta ai lavoratori di ritirarsi o meno, e proponendo di eliminare gli ostacoli al cumulo pensione-reddito».
Altrettanto convinto dei benefici di una Commissione del genere «per un governo di pacificazione» è Antonio Polito,
ex direttore del Riformista e ora senatore del Pd: con l'avvertenza, dice, che per la Commissione Attali-Italia (quasi un anagramma) «vorrei una ventina di saggi capaci di andare ancora più a fondo dei francesi», che dettassero misure precise e dettagliate per il disastro italiano, sul problema delle pensioni, sulle liberalizzazioni, ma soprattutto affrontassero una vera ristrutturazione del tempo di lavoro e del tempo di vita, introducendo un più massiccio ed equo uso del part-time per le donne, ma non solo.
Una discesa in profondità al cuore dei problemi la invoca pure l'economista Tito Boeri, fondatore del sito
lavoce.info, e, per entrare nel merito, indica una serie di punti cruciali che si possono attuare da subito e a costo zero per le casse dello Stato. Primo: decentrare la contrattazione permettendo di meglio remunerare il lavoro nelle imprese più efficienti; secondo: aumentare la flessibilità in ingresso nel mercato del lavoro, offrendo ai giovani un percorso verso la stabilità; terzo: estendere a tutte le scuole e rendere pubbliche le valutazioni sulla qualità dell'istruzione «affinché le famiglie si battano per un miglioramento qualitativo del livello di istruzione e non solo per far avere ai loro figli "il pezzo di carta"».

Aperti e possibili «attalisti» anche gli imprenditori di nuova generazione, con un solo dubbio: perché funzioni, ci vuole un governo forte, che non caschi «Matteo Colaninno, figlio d'arte, 37 anni, presidente dei giovani di Confindustria, crede che un'agenda condivisa sia proprio quello di cui ha bisogno questo Paese, «me lo auguro come giovane e come imprenditore, perché non siamo in un contesto declinante: le imprese crescono e crescono bene, all'estero ci guardano con rispetto, ma il nostro paradosso è che le sorti del governo sono appese a Mastella». Anche Anna Maria Artoni, altra figlia d'arte con alto curriculum professionale, punta sull'orgoglio d'azienda e batte sul tasto della meritocrazia: «Non ci dobbiamo battere per le donne, per i giovani, ma per i bravi. Premiare i talenti perché la professionalità fa crescere l'economia e ci permette di essere più solidali». E Giuseppe Recchi,
42 anni, brillante manager internazionale di stanza a Roma dove è presidente di General Electric, chiamato da Montezemolo a presiedere in Confindustria la Commissione multinazionali, plaude alle squadre ricche di talenti perché aiutano a vincere nel mondo globale. «Succede nello sport dove facciamo il tifo per team multietnici, dove si dà la caccia al migliore per vincere, perché non dovremmo provarci anche con la politica?».

Paladino della chiamata alle armi dei migliori per soccorrere un Paese allo stremo è pure un manager di lungo corso e fine suggeritore politico come Fedele Confalonieri. «Chiunque vinca le elezioni deve capire che non si può governare senza fare un appello ai migliori. I migliori debbono collaborare per riformare, rifondare (scelga lei il termine che vuole) uno Stato che non funziona. La Commissione Attali? C'è una differenza fra Italia e Francia: Sarkozy scende giù, entra in macchina, gira la chiavetta e la macchina va. In Italia chiunque scenda, ammesso e non concesso che trovi la macchina, gira la chiavetta e non parte. Qui si deve ricominciare daccapo, per questo parlo di rifondazione». Ma attenzione, il percorso deve essere chiaro, conclude Confalonieri, facendosi interprete degli spiriti dell'amico Berlusconi, prima si va subito ad elezioni, perché «questo Parlamento ha dimostrato di non essere in grado di produrre quella svolta di cui il Paese ha bisogno».

Altrettanto scettici sulle ipotesi di governo bipartisan e sull'utilità di una nuova commissione Attali due esperti consiliori del centrodestra. «Proporrei piuttosto di prendere il rapporto Attali e farlo nostro, avremmo già il programma bell'e pronto, con in più la copertura superiore e bipartisan della partecipazione di Monti e Bassanini» dice Giuliano Cazzola. Mentre Maurizio Sacconi annuncia che basterebbe riprendere il filo interrotto dello scorso governo di centrodestra, «e concentrarsi su una decina di disegni di legge da fare nei primi cento giorni, a partire da una manovra economica correttiva per neutralizzare i venti di recessione che arrivano dall'estero».
Ma anche a sinistra oltre ai consensi maturano i dubbi. «L'idea è interessantissima perché è chiaro che questo Paese ha bisogno di uno sforzo congiunto. Ma la sensazione è che sia difficile esprimere questo sforzo: qual è il leader capace di mettere da parte i particolarismi in nome dell'interesse generale? Berlusconi dopo quello che è successo ieri sente l'odore del sangue» dice il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, sostenuto da Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano: «Purtroppo non vedo le condizioni politiche per un governo di questo profilo, ma certo sarebbe auspicabile in un uno scenario economico come quello di oggi».

Una voce dissonante sulla Commissione è anche quella di Linda Lanzillotta, ministro degli Affari regionali nell'ultimo governo Prodi e moglie di Franco Bassanini. «Onestamente non credo che abbia dato indicazioni sconvolgenti. Soprattutto per noi italiani che siamo più avanti nel dibattito sulla modernizzazione. Il nostro problema è semmai quello di passare dal dire al fare, sono i poteri di veto cha scattano ogni volta che si tentano i cambiamenti. Cosa dobbiamo fare lo sappiamo già: accelerare i meccanismi decisionali, e, dopo queste vicende sulla Sanità, pensare a misure urgenti per ridare fiducia a chi riconosce il merito e la qualità, e tenere fuori dalla politica gli altri. Per non deprimere ulteriormente il Paese».


Maria Luisa Agnese
26 gennaio 2008

MA IL CENTRO SINISTRA?


Il Centro Sinistra si lamenta sulle conseguenze delle varie Legge "Ad Personam" di Berlusconi scordandosi che in quasi due anni di Governo non ha mantenuto nessuna delle promesse su argomenti riguardanti :

- CONFLITTO DI INTERESSI
- REATO IN FALSO BILANCIO

E menomale che secondo il programma dovevano essere fatte entro i primi 100 giorni di governo.

Tutela della pizza Napoletana


Da Corriere.it

Piatti e regole
E la burocrazia entra in cucina:
una legge per la «vera pizza»
Dagli ingredienti ai gesti per impastarla: a Bruxelles le norme per la napoletana

Otto articoli per un disciplinare dettagliatissimo: peso dei panetti, spessore del disco, gradi del forno a legna e tempi di cottura. Steso del 2004, il testo è stato ultimato solo ora, a causa delle mille obiezioni avanzate dalla Commissione Ue, che deve decidere sul marchio



ROMA — In piena crisi politica, il governo Prodi riesce a chiudere una pagina burocratico- culinaria essenziale per la futura tutela della «vera» pizza napoletana. Laura La Torre, direttore generale per la qualità dei prodotti alimentari del ministero per le Politiche agricole e forestali, ha consegnato alla Gazzetta ufficiale europea la proposta di riconoscimento del marchio di S.T.G. (specialità tradizionale garantita) della pizza napoletana. Entro sei mesi l'Unione europea dovrà presentare le sue osservazioni. E alla fine del 2008 chi vorrà esporre il marchio S.T.G. per la sua pizza napoletana «protetta » dovrà rispettare scrupolosamente pesi, ingredienti, tempi di cottura, dimensioni. Le regole del «disciplinare» (otto corposi articoli) sono contenute nel testo della proposta di riconoscimento apparsa sulla Gazzetta ufficiale del 24 maggio 2004.

Nulla di affidato al caso. Visto che siamo in un'Italia capace di spaccarsi su tutto, il regolamento fu a suo tempo il frutto di un accordo tra le due principali associazioni di categoria: «Verace pizza », presieduta da Antonio Pace ( www.pizzanapoletana. org) e l'Associazione pizzaiuoli napoletani ( www.pizzaiuolinapoletani. it) guidati da Sergio Miccù. I comandamenti sono rigidi. Venti minuti per l'impasto, due ore di lievitazione. Realizzazione di panetti per le singole pizze «tra i 180 e i 250 grammi», il disco di pasta steso dovrà avere «al centro lo spessore non superiore a 0.3 centimetri e al bordo non superiore di 1-2 centimetri formando così il "cornicione"». Attenzione: «Con un cucchiaio si depongono al centro del disco di pasta 80 grammi di pomodori pelati frantumati, con movimento a spirale il pomodoro viene sparso su tutta la superficie centrale». Cottura solo «in forni a legno dove si raggiunge una temperatura di 485 gradi». In quanto all'aspetto finale: «Cornicione rialzato, colore dorato, morbida al tatto e alla degustazione da un centro con la farcitura dove spicca il rosso del pomodoro cui si è perfettamente amalgamato l'olio».

Non si citano le alici, e questo sarà un problema per molti palati. Ma c'è un divieto: «La pizza va consumata immediatamente appena sfornata. L'eventuale asporto verso abitazioni o locali differenti dalla pizzeria determina la perdita del marchio». Come faranno i tifosi che si godono la partita organizzando una pizza con amici? Una banale pizza qualsiasi. Niente marchio. Molto soddisfatto Rosario Lopa, presidente del Comitato per la tutela della pizza napoletana, esponente napoletano di An, protagonista di un mini- caso politico. Lunedì circolava una sua nota stampa con tanto di carta intestata «Ministero delle politiche agricole alimentari e fores tali». Ma ieri ha corretto il tiro, parlando di un banale equivoco della sua segreteria. La carica presidenziale gli deriva dalla faticosa intesa tra pizzettari area Antonio Pace e pizzaiuoli fedeli a Sergio Miccù nel 2004, quando il ministero era retto da Gianni Alemanno. E il suo incarico ha resistito all'arrivo del governo di centrosinistra e all'insediamento del ministro ulivista Paolo De Castro. La pizza è evidentemente bipartisan.

Dice Lopa: «Sono stati nominato perché i due comitati erano "litigarelli", tutto qui. E finché non c'è il marchio, non si può costituire un consorzio. A cosa serve il marchio? A tutelare una tradizione e un'identità. Ma anche ad aprire prospettive di mercato in Campania: quando il marchio sarà una realtà, molti prodotti verranno dalla nostra terra». Ma perché sono passati quattro anni dal testo del 2004 alla consegna alla Gazzetta ufficiale europea? La risposta di Lopa svela un quadriennio di lunghi confronti burocratici: «Da Bruxelles sono arrivate mille obiezioni e altrettante richieste di chiarimento sul disciplinare. Una tra tante: "A Milano, in un articolo di giornale, si sostiene che la pizza si può fare anche col ragù. È vero?". E noi, ogni volta, abbiamo dovuto rispiegare che la vera pizza napoletana... ». Misure e calorie La pizza deve avere un diametro «non oltre i 35 cm» Il disciplinare indica anche le calorie: 149,47 per 100 grammi di Marinara; 188,04 per 100 grammi di Margherita extra De Filippo Sopra, Eduardo De Filippo, il grande scrittore e commediografo napoletano morto a Roma nel 1984. La foto degli anni '50 lo ritrae con un piatto di pizza Il cartone «Totò Sapore e la magica storia della pizza»

Paolo Conti
30 gennaio 2008

Processo Sme, Silvio Berlusconi assolto



...Sì ma per prescrizione...

«L’assoluzione di Berlusconi dall’accusa di falso in bilancio era scontata: la legge che abolisce il reato se l’era fatta, come molte altre, su misura». Parole di Giovanni Russo Spena, capogruppo di Prc al Senato.

Concordo, purtroppo, con Spena.

martedì 29 gennaio 2008

Sondaggio

Il quesito è banale, ma anche spontaneo. Ora come ora chi votereste?

LE PROSSIME ELEZIONI



Subito o fra otto mesi, nel caso entri un Governo Tecnico o Istituzionale per varare una nuova riforma elettorale (per altro sacrosanta), si andrà nuovamente al voto.

Lo scenario che si prospetta è terrificante.

Veltroni vs Berlusconi.

Due facce di un unica Medaglia. Due ottimi Comunicatori, due ottimi Furboni, due modi di fare politica molto simili, come sono molto simili le loro due "armate".
Pd composto da Democratici di Sinistra e Cattolici vs Democratici di Destra e Cattolici.

Sostanzialmente la stessa schifezza.

Una persona di DESTRA con un pò di amor proprio (e amor per il proprio Paese) di certo non andrà a votare un tale che a Roma di schifezze ne ha fatte a bizzeffe (coperte da un ottima propaganda di immagine).
Ma d'altra parte non può RIANDARE a votare un partito, che fino a poco tempo fa manteneva in me una certa STIMA, come Alleanza Nazionale.

Tralasciando il primo punto, tra l'altro scontato, concentriamoci sul secondo.

Perchè non è più possibile votare ALLEANZA NAZIONALE?

Torniamo un pò indietro nel tempo :

Fini mi era sembrato estremamente coraggioso negli ultimi tempi. Addirittura osava "replicare" a Berlusconi dicendo che "AN avrebbe deciso senza più tenere conto degli interessi di Berlusconi su TV e Giustizia", che "non sarà Berlusconi il nostro candidato premier". Sembrava un'altra persona. Ecco altre sue perle:
" Il cavaliere ha distrutto la CDL e ora dovremmo bussare alla sua porta con il cappello in mano e la cenere in testa? Non siamo postulanti.I o tornare all'ovile? Sono il Presidente di An non una pecora" .

"Berlusconi con me ha chiuso. Non pensi di recuperarmi. Io al contrario di lui non cambio posizione."

"Lui a Palazzo Chigi non tornerà mai. Per farlo ha bisogno del mio voto. Ma non lo avrà mai più" .

E cosa diceva il Secolo d'Italia , il giornale di AN?
"Abbiamo vissuto l'epopea berlusconiana con un senso di disagio...... Le vignette che lo raffiguravano come uno scodinzolante cagnolino intorno a Berlusconi".

Peccato che sia bastata la caduta del governo Prodi per farsi due calcoli e constatare l'alta possibilità di vincita alle prossime elezioni.

Dunque : "BERLUSCONI PREMIER".

Ora, io dico, dov'è la COERENZA?

La coerenza va troppo spesso a farsi fottere per le "poltrone". E di questo sinceramente siamo STUFI.

Come siamo STUFI, di avere nel nostro Parlamento la solita gente pluri-indagata e pluri-incompetente da 14 anni a questa parte.



CHI DI VOI AVRà IL CORAGGIO DI VOTARE UN PARTITO COALIZZATO (MOLTO PROBABILMENTE) CON MASTELLA?!

CHI DI VOI AVRà IL CORAGGIO DI VOTARE UN PARTITO COALIZZATO CON L'UDC, PRONTO A IMMETTERE NELLE SUE LISTE UN TAL SIGNOR. CUFFARO (EGREGIO MAFIOSO), PRENOTANDOGLI UN POSTO DA PARLAMENTARE O SENATORE??

CHI HA QUESTO CORAGGIO?

NON è BASTATA L'ALLEANZA CON LA LEGA NORD IN TUTTI QUESTI 7 ANNI?

Ma allora siete proprio masochisti.


Bene.
Se ciò non basta, passiamo andare un occhiata al primo abbozzo di programma del CAVALIER BERLUSCONI; i magnifici 7 punti.


1- TAGLIO DELLE TASSE -->
Banale, ma diamogli il privilegio del dubbio. Non sono contrario ad un Economia più dinamica (di stampo Anglossassone e Americana), che allegerisca le Imprese e la forza d'acquisto. Ad una condizione però, ovvero che ci sia una politica Economica per lo meno DECENTE.

2- TUTELA DELLA PRIVACY -->
Eh no! Qui non ci siamo. Le intercettazioni SONO DOVEROSE, sopratutto in ambito PARLAMENTARE. La proposta di legge di Berlusconi è degna di chi ha la coda di Paglia. Ma qui aimè sarà votata in BLOCCO da ogni schieramento.

3- EMERGENZA CRIMINALITà -->
Il classico punto di circostanza di ogni schieramento di Destra. Può essere appoggiato, ma senza troppo ottimismo.

4- AIUTI ALLE FAMIGLIE -->
Sacrosanto. Ma in che modo? Ma facciamogliela passare anche questa.

5- RILANCIO DELLE INFRASTRUTTURE -->
Sembra buttato lì tanto per..
Si vede che 6 punti suonavano male, allora si sarà detto : "Mettiamone sette! Che ci inseriamo?? Ma sì! Le infrastrutture! Funziona sempre!"

6- RIFORMA DELLA GIUSTIZIA -->
E qui mi fai schifo! Si collega alla riforma della "privacy". E' utile commentare?

7- SCUOLA E UNIVERSITà -->
Percarità. Chi è studente come me, sa bene cosa ha fatto la CDL per noi studenti.

Dunque. Sette punti, dei quali, possiamo esserne certi, verranno al 100% riformati i soli DUE e SEI.

Troppo poco, anzi troppo per ciò che riguarda l'ILLEGALITà, e poco perciò che riguarda IL PAESE.

La Destra non è questa. Sappiatelo.

Sempre a Destra

La rinascita del paese può avvenire solo rilanciando una nuova classe dirigente politica. Questo processo non può più aspettare, deve nascere proprio a Destra, eliminando le nuove alleanze, ricostruendo una Destra Moderna che vada di pari passo alle altre realtà politiche di ogni paese Occidentale e Democratico.

La rinascita deve partire dal rifuto di una leadership impersonificata in Silvio Berlusconi. Egli ha rovinato la Destra, levandogli dignità, serietà e onestà.

La rinascita può partire solo da una nuova Destra Giustizionalista che non si immischi con parlamentari indagati e sotto processo, una Destra che rifiuta la corruzione ed ogni altra forma di illegalità.

La rinascita può partire solo da una nuova Destra Democratica e Repubblicana, che guardi al passato con una logica critica e al futuro con una indissolvibile speranza.

La rinascita può partire da una nuova Destra Liberale, che combatta indiscutibilmente per la pari dignità di ogni cittadino Italiano, per la Libertà (quella vera) dell'individuo, che difenda i più deboli e contrasti i disonesti.

La rinascita può solo partire da una nuova Destra Moderna. Punto.

Una Destra che abbia il dovere morale di dissociarsi da quella attuale. Una Destra che unisca il popolo Italiano, che possa far rinascere l'Orgoglio di appartenza a questa nostra splendida terra.

Alle prossime elezioni chi voterete?